INTELLIGENZA ARTIFICIALE, TROVARE UN EQUILIBRIO TRA ETICA E SVILUPPO

Che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ci mettesse di fronte ad alcune sfide importanti nel mondo del lavoro è una cosa che si è intuita da un pezzo. Forse quello di cui non avevamo piena contezza è la velocità esponenziale della trasformazione in atto e il fatto che potesse colpire anche i lavoratori più qualificati di qualunque livello, come già sta succedendo ad esempio negli Stati Uniti.
L’elemento nuovo e fortemente destabilizzante, rispetto alle passate rivoluzioni dell’automazione che andavano a ridurre la manodopera meno qualificata, è che oggi la IA colpisce non più nelle fabbriche ma negli uffici dove sono richiesti titoli di studio e skills più elevati.
Insomma anche i dipendenti più performanti possono essere coinvolti.
La sensazione è quella di essere diventati “superflui” nonostante le competenze acquisite, in procinto di essere sostituiti da qualcosa di inarrivabile e intangibile. E sappiamo bene come un avversario invisibile faccia più paura di uno in carne e ossa.
Secondo Padre Paolo Benanti, uno dei massimi esperti internazionali di Intelligenza Artificiale, «Nonostante le potenziali opportunità che l’IA può offrire, è imperativo affrontare le profonde questioni etiche sollevate dalla sua adozione. L’efficienza non può essere l’unica metrica di progresso; dobbiamo considerare il costo umano, la dignità del lavoro e il senso di scopo. La domanda che la nostra società deve porsi non è solo “Cosa può fare l’IA?”, ma soprattutto “Cosa dovrebbe fare l’IA e come possiamo assicurarci che il suo sviluppo e la sua implementazione siano guidati da principi etici che tutelino il benessere umano?” Ignorare queste domande significa accettare un futuro in cui l’efficienza a ogni costo prevarrà sull’equità e sulla solidarietà.»
Padre Benanti è Professore dell’Università Gregoriana e Presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale per l’Informazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri.