Quante volte avete sentito dire “tra un po’ ci tasseranno anche l’aria che respiriamo”?
Ecco, in passato ci sono andati vicini con la “tassa sulle finestre”, tanto che in una lettera al Tesoro inglese un pastore della Chiesa di Scozia la definì “una tassa sulla luce e sull’aria”.
In Francia è stata in vigore dal 24 novembre 1798 al 1926, nel Regno Unito dal 31 dicembre 1695 al 1851, in Spagna fino al 1910 e nei Paesi Bassi dal 1821 al 1896. Ma era attuata diffusamente anche in Italia.
Serviva per incrementare le entrate dello Stato tassando i cittadini in base al reddito famigliare che veniva misurato appunto contando il numero e le dimensioni delle finestre.
Nell’Inghilterra e nel Galles fu introdotta sotto il regno di re Guglielmo III per problemi di deficit. La gabella intendeva mettere a tacere le proteste da parte dei cittadini dovute all’imposta sul reddito, che imponeva loro di comunicare i propri guadagni al Governo. L’obbligo era vissuto come un sopruso e come una potenziale minaccia alla libertà personale.
All’introduzione della tassa sulle finestre i proprietari reagirono inserendo meno finestre nelle facciate dei loro palazzi, murandone alcune di quelle già esistenti e aggiungendone di false disegnate a trompe-l’œil.
Sembrerebbe che da questa tassa provenga il nome di “imposta” usato per indicare gli scuri delle finestre.